Laura Liberale – Unità stratigrafiche – Arcipelago Itaca 2020
Molti aspetti quindi della morte, ognuno dei quali può essere oggetto di una speculazione, materiale giacente in una unità stratigrafica, che si intenda in senso archeologico o geologico, ovvero una congerie di osservazioni repertabili su cui, in maniera singolare, è la poesia a determinarsi, a determinarsi come linguaggio specifico e sovrano di senso. Se vi è una superficie, di queste unità, essa è quella non solo dell’immediatamente visibile ma anche quella in qualche misura modificabile, restaurabile non ad un passato ma ad un presente, come un’estensione estetica di esso, della “presentabilità”, prima che il cadavere inizi a “colliquare” (preciso termine tecnico come pochi altri presenti in questo libro). Si tratta, come titola la prima sezione, di “tanatoestetica”, di un abbellimento provvisorio della morte, non dissimile alle fotografie in posa post mortem in uso fin quasi alla metà del Novecento. E’ da una parte la cosmesi del cadavere, una pratica non molto usata qui da noi (penso invece al bel film giapponese Departures), occasione qui di un accostamento al corpo inerte su cui la lingua letteraria applica, tra l’altro, a volte una discreta ironia, a volte una sorta di saturazione del reale, del dettaglio, dell’oggettiva evidenza di qualcosa che, come una mano, tale “continua indiscutibilmente a essere”. E dall’altra, io credo, è il riconoscimento dell’estetica di un tema, qui dichiarato tuttaltro che impoetico, così come per Ferrari e Mastrototaro, anzi dotato di una forza evocativa e metaforica. E però in questi aggiustamenti del corpo morto riescono ad infiltrarsi segni di una inquietudine nei confronti di questa alterità in un certo senso non definitiva, che ci riguarda comunque da vicino: in questa vestizione infatti
gli abiti confezionati per i morti sono aperti dietro
perché possano sgusciare via senza essere trattenuti
il cuoio delle scarpe dei morti è cedevole
perché non desistano dal tornare sui loro passi
nella nostra direzione
da Tanatoestetica
alla signora S. hanno aperto gli occhi per mostrarceli
la signora S. l’hanno estratta dal frigo e ora trasuda brina
è un pezzo d’inverno che si prepara a cedere a colliquare
il globo oculare ha un colore ottuso che non riconosciamo
qualcosa che vorremmo affondare sotto il peso di due monete
alla signora S. hanno sigillato le labbra con il Pattex
i piedi li diresti di una bambola
***
pensare di chiamarla la “non più mano”
per la definitiva cessazione funzionale
ma finché alla signora S. stendiamo sulle unghie
lo smalto rosa a coprire il vecchio rosso smangiato
finché teniamo tra le nostre le sue dita artiche
finché persiste un qualche tipo di commercio fra vivi e morti
quella della signora S. continua indiscutibilmente a essere
una mano
***
l’idratante dalla formula segreta che spiana il corruccio alla signora S.
e a seguire la base coprente lilla
quando riascolteremo la lezione registrata
puoi giurarci che la voce morta della signora S.
finirà per sovrapporsi alle nostre voci vive:
smettetela di sussurrare per abitudine al rispetto
schiamazzate invece senza sentirvi in colpa perché ancora fate rumore
perfino io faccio rumore
anche se il mio è il rumore cavo della disaggregazione
e vi assicuro che non è bello da sentire
***
cinguettii
mattino ventoso. mi sembra pericoloso allenarsi all’aperto
i morti vivono
i morti vivono
i torti stridono
con dei colori autentici
dei morti in attesa: vivono, vivono
ora di partenza prevista: sempre. mia mamma ed io. passato,
adios, grazie, fine. liberare. non ho parole ultime
liberare il passato per riposare
liberare il passato per riposare
liberare il passato per riposare
liberare il passato per riposare
liberare il passato davvero, davvero. vivremo, vinceremo
dove il passato? appena finito. aspetta
dove il passato? appena finito. aspetta
dove il passato? appena finito. aspetta
dove sempre? spettacolo gradito. legno. sono andato
sono finito. della prima stesura: solo merda. aspetta
angelo o legna. riposare
angeli o legna. riposare
angeli o legna. riposare
angeli o legna. sono via ora. vinceremo, vinceremo
legna vinceremo
legna vinceremo
legna vinceremo
legna vinceremo
legna vinceremo
legna. sto aspettando di fare un angiogramma
in vita
una vita
una vita
una vita
una vita
una vita
vita vita vita. assaggiate finalmente le ostriche. finito
vita vita vita. più profondamente passato. un fanculo a tutti. passato
The Tweet Hereafter (http://thetweethereafter.com) è un sito che elenca gli ultimi tweet scritti da persone che poco dopo sono morte. Twitter, com’è noto, significa “cinguettio”. Il mio testo è un assemblaggio di parti, tradotte in italiano, di alcuni di questi ultimi tweet (con, in più, qualche elemento d’invenzione), assemblaggio che prova a ricalcare la struttura del canto dell’allodola (nell’alternanza di elementi ripetuti e parti libere) rinvenuta in Rete dagli appunti di un compositore-ricercatore:
https://www.naturamediterraneo.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=111653&whichpage=1.
***
da I mezzi
un Mezzo ti accoglie in casa e dice
non a te ma di te:
hai visto? è qui, è arrivata!
ti accomodi e alla stanza
ai libri ai quadri
all’aria alle fotografie
rivolgi il tuo saluto
ma piano, come in chiesa
***
un Mezzo parla di vibrazioni e pineale
al che tu scivoli via:
Cartesio, sì, ma soprattutto
la ghianda che tuo padre
al mare faceva calciare
a tua figlia per gioco
che tutto di questo sia salvo
non un attimo di meno
***
da Animal-Animot-Animort
«Is this what you want from me? Am I doing this right?»
Gladys Haunton
cosmodromo di Baikonur, 3 novembre 1957, ore 02.00
parlanti, separati dall’oblò della capsula spaziale Sputnik 2: il
cane Laika; Oleg Gazenko (“dio” umano di Laika e, in quanto
tale, dotato narrativamente dell’onniscienza)
— un ultimo cane e poi il primo uomo, anche grazie a te
— se è questo ciò che vuoi da me
— Laika, Mushka, Albina, Lisichka… vi do un nome, ora siete
mortali, perché solo chi è chiamato diventa colui che un giorno
non potrà più rispondere
— se è questo ciò che vuoi da me
— non è una catena, Laika, non sono lacci normali, ma l’elastico
della fionda che ti lancerà lassù, nella gloria di francobolli e statue
di bronzo
— se è questo ciò che vuoi da me
— aprirai la strada verso l’alto, come quando io aprivo sentieri in
montagna
— se è questo ciò che vuoi da me
— Smelyj, invece, riuscì a scappare, sai? e Zhul’ka verrà a vivere
in famiglia
— non servirà a niente, non c’è niente che io possa fare
— ma è questo ciò che vuoi da me
Gladys Haunton, Laika’s Window, http://turnrow.ulm.edu/view.php?i=100&setcat=prose
***
da Per F.B. (1998-2020)
il ragazzo smette di respirare
quando tutti si addormentano
è stato sempre accompagnato ma ora no
da solo vuole lo strappo
***
il cane si sdraia sulle gambe del ragazzo
non lascia avvicinare nessuno
la distanza tra un corpo vivo e un corpo morto
la copre il suo vigilare
***
li ferma
le sneakers al ragazzo le infila lei
che si occupino solo di quello che una madre non può fare
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