Alberta Tummolo, Come pagina bianca, Poesie, RPlibri, San Giorgio del Sannio (BN), 2021
La poesia di Alberta Tummolo prima di ogni cosa nasce dall’ascolto e dall’incontro: incontrare e ascoltare altre vite, oltre la propria, e non mancano quelle dei giovani, dei ragazzi allievi della stessa poetessa, insegnante di Lettere a Colleferro (Roma).
Il titolo della raccolta è emblematico in quanto – e non faccio altro che ripetere un pensiero della stessa Tummolo che si legge nell’Introduzione – “pagina bianca” è “in fondo la vita“ e su questa pagina “rimangono i segni dei nostri tentativi di disegnare la nostra esistenza che si incontra con le esistenze degli altri”; per questo incontro con le vite altrui, notevole è l’ultima sezione della silloge che prende come titolo “Minuscoli dialoghi”, la prima e la seconda sezione sono: “Non è un vuoto“ e “Rifiuti”: qui c’è parecchio ascolto.
E’ su ”questa pagina bianca” che la Tummolo scrive la sua lucente, chiara, fluida poesia, priva di orpelli e sproloqui. Si ascolta la voce vibrante dell’io poetante che ci parla, ci comunica i vari contenuti della raccolta espressi con lingua diretta, efficace, di facile comprensione (ma di grande significato) che ben s’attaglia ai temi, alle situazioni svolte. Lingua e tematica molto originali, come pure il timbro e la fattura dei versi. Una poesia linda e che con estrema naturalezza e varietà timbrica ci presenta, per esempio, la condizione esistenziale, che ci dice, quando ci si trova nel “mare in tempesta” come fare per “tornare a prendere il largo”.
Poesia, inoltre, ricca di immagini volte a dire il cambiamento, le metamorfosi, il porsi anche in ascolto in certi momenti particolari della vita e della realtà che ci circonda, per sentire dentro di sé, nel proprio intimo, per esempio, “profondi silenzi” e anche parole nuove, ma prima si legge: “e quando quel mare/ le stelle ha acceso,/ l’infinito nel mio cuore/ mi ha sorpreso” (“Distanze”).
Si tratta di “distanze” ascoltate e che delineano momenti e sensazioni particolari. Il “vuoto” in un certo qual senso, viene colmato dall’ascolto, e così ecco le poesie della prima sezione “Non è un vuoto”, parola quest’ultima che si ritrova anche nell’ultima sezione della silloge, parola ancora che è spia di una tematica ricorrente in queste liriche.
Ascoltare e incontrare: si incontrano così varie e continue situazioni esistenziali, sentimentali e per esempio penso a un testo dal titolo “Me”. Poesia, questa della Tummolo in cui si leggono varie situazioni di vita legate anche alla storia che viviamo, alla realtà di tutti i giorni. Su questa pagina bianca la poetessa dopo aver ascoltato e incontrato tante voci, le sue e quelle degli altri, eccola darci questa poesia originale, snella leggera nello stile, snella, ma profonda e penetrante nel cogliere i vari lati umani ed esistenziali. Non una parola di troppo o di meno: tutto è misurato ed equilibrato, accurato e il lettore ascolta ben volentieri la voce dell’io poetante e nello stesso tempo viene coinvolto negli incontri, nell’ascolto.
Voglio dire che questa poesia è di sostanza e nasce da vere emozioni, da provati sentimenti umani, espressi con garbo, grazia, misura linguistica, talvolta colloquiale, altre volte ironica e vibrante. Ma è ora di dare ascolto al testo e quindi incontrarlo, vedere più da vicino come è organata questa silloge ben prefata da Maria Vittoria Vittori che coglie assai bene la fisionomia, i sensi, lo stile, il ritmo dell’opera.
Si sa la vita è talvolta tempestosa ma – come vien detto – fin dalla prima poesia – “basta aggrapparsi “alle “immagini care“ nei periodi procellosi della vita, come non manca la leggerezza e una poesia si intitola appunto, e siam sempre nella prima sezione, “Leggerezza”: “Un tocco di leggerezza/ per dirti che ci sono“. Va da sé che nell’opera cambiando la sezione muta pure la tematica e la lingua, il tono ed ecco così nella sezione seconda testi quali “Tutto il dolore nel mondo” che si vede sul “volto” e sul “corpo” degli uomini, oppure ecco ancora la tematica attuale del “Migrante”, e qui si ammirano altissimi e umanissimi esiti espressivi “Non so chi sei/ ma so da dove vieni/ Come accoglierti?/ Nell’unico modo/ Non soffocando /la mia umanità./ Non so chi siete/ ma ho viaggiato/ e un sol pensiero/ m’ha accompagnato/ lasciare quel mondo/ aberrante/ nelle sue quotidiane/ torture / nel suo incessante/ dolore”. Poi seguono altri testi nei quali sono di scena altri ambiti e spazi in cui avvengono fenomeni che riguardano la nostra società odierna: “Mare nostrum”, “Mare,Terra” e “Io so”, quest’ultimo ci richiama Pasolini che sa leggere bene, conosce bene certi fenomeni umani e storici: “Ma io so/ so delle atrocità disseminate/ so delle capacità di soluzioni/ so delle volontà mancate”.
Passando alla sezione terza e ultima ci si imbatte in stupendi e meravigliosi testi, tra cui mi limito a ricordare solo i seguenti: “Federico”, “Matteo”, “Alina”, “Giovanni”, “Cecilia”, “Entrate ragazzi|”. E’ qui che leggiamo versi di straordinaria poesia: “Quell’aria scanzonata/ quell’andatura/ dinoccolata/ dicono, sai/ quel mondo/ un po’ fragile/ che ti accompagna” (“Alessio M”); “l’autenticità, sai/ ha bisogno dei gesti/ rivoluzionari/ intimamente/quotidiani” (“Giammarco”), e per finire: “Crocicchi mutevoli/ ad ogni sospiro/ onde regolari/ nel perfetto moto/ vi vedo saggiare la vita./ Solo ai distratti/ suoni e voci/ risa e silenzi /mancano / d’orchestrazione” (“Ricreazione”).
Orbene, grazie alla finissima poetessa Alberta Tummolo di averci dato una poesia intensa e appassionata in cui ha saggiato la sua vita e quella degli altri. (Carmine Chiodo)*
***
Pagina bianca
Un’attesa,
incompiuto
gesto d’amore,
amore lontano
che echeggia
Bianca leggerezza
imperturbabile
tutto accogli
come madre
e quest’inchiostro
d’immagini care
filo narrante
cui aggrapparsi
naufraghi
nel mare in tempesta
per tornare
a prendere il largo
***
Distanze
Ho lasciato
il governo
alla distanza,
ma era desiderio
di irraggiungibile
vicinanza
quella del pescatore
senza rete o canna
dalle acque pescose
ma anche necessaria
lontananza
da gorghi nascosti
fra acque stagnanti
Ho vissuto mirando
la luna
mutabile e meravigliosa
dolcezza
nel mare infinito
e quando quel mare
le stelle ha acceso,
l’infinito nel mio cuore
mi ha sorpreso
con l’eco di profondi silenzi
e parole nuove
***
Incorporeità
Desiderio
che non ha fine,
leggerezza
che odia,
distillato
nichilista
Corpo del reato
corpo a corpo
anima e corpo
incorporare
scorporare
corporeità
come corpo
annichilito
automa affannato
impossibilità
del mondo
Alberta Tummolo nasce a Colleferro (Roma) nel 1961, dove vive e lavora come insegnante di Lettere. Nel 2007 pubblica la silloge poetica Immersioni presso Aletti Editore, segue nel 2013 la seconda silloge poetica Di ago e di filo per Giulio Perrone Editore, collana L’Erudita. Tra il 2016 e il 2018 è ideatrice e curatrice di diverse mostre d’arte: Immersioni tra poesia e fotografia (presso Rifugi antiaerei di Colleferro – Roma); Viaggi tra poesia e fotografia (presso Museo del treno – Colonna – Roma); Scatti di – versi. Multiculturalità e diversità (presso Sala Konver Colleferro – Roma e Serrone – Frosinone).
Carmine Chiodo è docente di Letteratura italiana presso l’Università di Roma – Tor Vergata
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