Antonio Gamoneda, da Canzone erronea

Antonio Gamoneda Lobón (Oviedo, 1931) è considerato quasi unanimemente uno dei maggiori poeti non solo spagnoli ma dell’intera letteratura ispanofona. Pur appartenendo anagraficamente alla cosiddetta “generazione del ’50” (quella per intenderci di Goytisolo, Gil de Biedma, Hierro, Crespo e baltri), Gamoneda ha sempre seguito un suo particolare e personalissimo percorso che lo ha tenuto in sostanza lontano sia dalle correnti poetiche degli ultimi anni del franchismo sia da tendenze di tipo sperimentale, mantenendo un legame stretto con la tradizione, tuttavia con un occhio alle esperienze della poesia europea, tra Lorca, Quevedo e l’espressionismo di Trakl, come ha notato qualche critico. Per Gamoneda la poesia “è arte della memoria nella prospettiva della morte”, e non è difficile verificare questo assunto leggendo le sue poesie, nelle quali la scrittura non è mai superficiale, ma anzi attinge a profondità di significato rare, illumina di lampi i recessi più oscuri dell’animo del poeta, la sua visione consapevole, disillusa della vita, della morte, dell’amore, della vecchiaia, del corpo come segno e residenza mutevole dell’essere. Vincitore di numerosi premi letterari, tra cui il Premio Castilla y Leon de las Letras, nel 2006 ha ricevuto i due riconoscimenti più prestigiosi per la poesia ispanica: il Premio Reina Sofía e il Premio Cervantes. I testi qui riportati sono tratti da Canzone erronea, Lietocolle 2017, traduzione di Roberta Buffi.

 

C’ERANO

vertigine e luce nelle arterie del lampo,

fuoco, sementi e una germinazione disperata.

.

Io laceravo l’impossibilità,

sentivo fischiare la macchina del pianto e mi perdevo nel folto  [vaginale. Entravo

anche in urne poliziesche. Dimenticavo

così gli occhi bianchi di mia madre.

        Vivevo.

Pare.

Vivevo.

.

Proprio ora bado distratto al mio rantolo. Non vi è in me  [memoria, né oblio; soltanto e semplicemente lucidità.

.

Sono scomparsi i significati e nulla ormai intralcia

[l’indifferenza.

      

Una volta per tutte, mi sono seduto

.

ad attendere la morte

come colui che attende nuove già note.

 

HABÍA

vértigo y luz en las arterias del relámpago,

fuego, semillas y una germinación desesperada.

.

Yo desgarraba la imposibilidad,

oía silbar a la máquina del llanto y me perdía en la espesura  [vaginal. También

entraba en urnas policiales. Así

olvidaba los ojos blancos de mi madre.

          Vivía.

Parece ser.

  Vivía.

.

Ahora mismo atiendo distraído a mi estertor. No hay en mí  [memoria ni olvido; única y simplemente lucidez.

.

Han desaparecido los significados y nada estorba ya a la  [indiferencia.

.

Definitivamente, me he sentado

a esperar a la muerte

como quien espera noticias ya sabidas.

 

.

.

INTENDO ascoltare la musica sistolica e il suo involucro di[pianto, ma mi disperdo nella fugacità di volti che prendono[forma nella pioggia, volti così svelti che neppure arrivano a  [esistere.

.

D’altronde so piangere a stento, e allora mi chiedo: qualcuno  [forse sta piangendo in me?

.

Non importa. Io voglio sentire la musica sistolica oppure, non so,

[vedere qualcosa, vedere, per esempio, l’ultimo legno, la sua  [assenza di tremito innanzi all’abisso. Vedere

il tempo nell’immobilità e poi

avvertirne piano la scomparsa.

.

        Però no.

A pensarci bene, può essere che mi sbagli: la sola cosa vera è  [la falsità e

le parole sono prive di significato; la parola «vivere»,per  [esempio, non significa per quanto sia

spesso insanguinata.

Però, a pensarci ancor meglio,

la parola «agonia», per esempio, significa.

  Non

è chiara dunque la ragione linguistica.

          Non

è chiaro: agonizzare senza causa né desiderio.

  È

per di più molto crudele questa e qualsiasi altra

significazione.

  Auspicabile sarebbe,

invero, non avere pensiero; riposare nella falsità, e poi,

invero, senza timore né speranza,

        finire.

.

 

PRETENDO escuchar la música sistólica y su envoltura de[llanto, pero me disperso en la fugacidad de rostros que se[forman en la lluvia, rostros tan rápidos que no alcanzan a  [existir.

.

Por otra parte, yo apenas sé llorar y, en consecuencia, me  [pregunto: ¿es que alguien está llorando en mí?

.

Es igual. Yo quiero oír la música sistólica o, no sé, veralgo, [ver, por ejemplo, la última madera, su ausencia detemblor  [ante el abismo. Ver

el tiempo en inmovilidad y después

advertir suavemente su desaparición.

.

        Pero no.

Pensándolo bien, yo puedo estar equivocado: lo único  [verdadero es la falsedad y

las palabras carecen de significado; la palabra «vivir»,por   [ejemplo, no significa aunque esté

frecuentemente ensangrentada.

.

Pero, pensándolo aún mejor,

la palabra «agonía», por ejemplo, significa.

  No

está pues clara la razón lingüística.

  No

está claro: agonizar sin causa ni deseo.

          Es

además muy cruel ésta y cualquiera otra

significación.

Lo deseable sería,

efectivamente, no tener pensamiento; descansar en la  [falsedad, y después,

efectivamente, sin miedo ni esperanza,

          cesar.

.

.

.

 

HO visto cuori abitati da formiche, e maschere [carnali, e un serpente accarezzato da un giustiziere  [indeciso,

e allodole prigioniere in rettangoli, e pavoncelle irose,e madri

che baciavano catene.

.

Che mestiere difficile amare senza desiderarlo, annodare l’acciaio,

[avvertire la bellezza dell’animale che piange e sopravvive in  [viscere prive di speranza,

vedere un anziano che cammina e non sa verso dove e il suo  [sfintere sanguina adagio sulla neve.

.

Questo fratello invernale, sono io stesso che fuggo via dalla mia  [gioventù?

          Avverto

oli accorti, e stanchezza, e spine; lo smisurato ago sui miei occhi.

Scendo

orientato da mensole. Non so. Vado, scendo

i gradini profondi della vecchiaia.

        Si vede:

la falsità è la nostra chiesa.

      Ormai

sto arrivando,

  ormai

arriverò.

  Adesso,

non so perché, devo cantare circondato da specchi.

.

Mettete a punto la vostra coclea, le vertebre successive

dell’ira dorsale, l’anatomia

conduttrice della paura.

  Dice

questo la mia voce nella sua impostura,

          dice:

Vivere è cosa strana, riposare nella collera. Larve  [illustri

libano nelle nostre vene.

      Vivere

è cosa strana. Non conviene salvarsi.

  Da cosa? Per cosa?

            Non

conviene salvarsi.

    Non

c’è salvezza nel sandalo e neanche nelle radici torturate.   [È indubbio,

non c’è salvezza nel legno.

      Raccomando pertanto

la più sublime indifferenza.

      Importa solo

agonizzare con una certa

dolcezza.

  È

cosa strana anche l’agonia.

      Eppure

alcuni animali copulano in maniera fugace. Persino io copulo con tenebrosi fiori, con le cifre astratte e, ancor più  [spesso,

con fossili azzurri e

anziane gialle.

  Ci fosse

una corda finale, le terze ombre

sarebbero penetrabili.

    Però no, non abbiamo

una corda finale.

    Nient’altro che

legno ammattito, sì, legno soltanto.

 

HE visto corazones habitados por hormigas, y máscaras [carnales, y una serpiente acariciada por un verdugo  [indeciso,

y alondras prisioneras en rectángulos, y avefrías coléricas, y madres

que besaban cadenas.

.

Qué difícil oficio amar sin desearlo, anudar el acero [advertir la belleza del animal que llora y sobrevive en  [vísceras privadas de esperanza,

ver a un anciano que anda y no sabe hacia dónde y su  [esfínter sangra lentamente sobre la nieve.

.

Este hermano invernal, ¿soy yo mismo huyendo de mi  [juventud?

            Advierto

aceites cautelosos, y cansancio, y espinas; su acícula  [extremada

sobre mis ojos.

    Desciendo

orientado por ménsulas. No sé. Voy, desciendo

los peldaños profundos de la vejez.

        Se ve:

la falsedad es nuestra iglesia.

      Ya

estoy llegando,

    ya

voy a llegar.

  Ahora,

no sé por qué, he de cantar rodeado de espejos.

.

Aprestad vuestra cóclea, las sucesivas vértebras

de la ira dorsal, la anatomía

conductora del miedo.

      Dice

así mi voz en su impostura,

dice:

.

Vivir es extrañeza, descansar en la cólera. Larvas  [esclarecidas

liban en nuestras venas.

      Vivir

es extrañeza. No procede salvarse.

¿De qué?, ¿para qué?

            No

procede salvarse.

    No

hay salvación en el sándalo ni en las raíces torturadas.  [Definitivamente,

no hay salvación en la madera.

      Recomiendo por tanto

la más sublime indiferencia.

Importa sólo

agonizar con cierta

dulzura.

  Es

también una extrañeza la agonía.

        Con todo,

algunos animales copulan fugazmente. Incluso yo copulocon tenebrosas flores, con las cifras abstractas y, en modo  [más frecuente,

con fósiles azules y

con ancianas amarillas.

      Hubiera

una soga final y las terceras sombras

serían penetrables.

    Pero no; no tenemos

soga final.

  Únicamente,

madera enloquecida, , madera sólo.

 

QUESTA mattina mi sono addentrato in me.

.

Presentivo un silenzio che pareva quello di un magazzino[abbandonato, eppure in me giacevano certe, alcune, parole:   [«Buongiorno», «Felicità!», «Salute».

.

Mentivano.

.

Proprio questa mattina ho udito la più falsa delle parole:  [«Vivere».

.

Ah, le parole abili nel vuoto della tristezza.

Io

amo altre parole: le parole immobili.

Ferve sulla mia lingua la loro verità estranea ai significati.

.

Che quiete in sé stesse, che purezza.

 

ESTA mañana me he adentrado en mí.

.

Presentía un silencio semejante al de un almacén abandonado[pero en mí yacían ciertas, algunas, palabras: «Buenos  [días», «Felicidad!», «Salud».

.

Mentían.

.

Esta misma mañana he escuchado la más falsa de las palabras:  [«Vivir».

.

Ah las palabras hábiles en la oquedad de la tristeza.

Yo

amo otras palabras: las palabras inmóviles.

Hierve en mi lengua su verdad ajena a los significados.

.

Qué quietud en sí mismas, qué pureza.

 

FREME la rugiada sotto gli alberi torturati e la pioggia è  [nera sui muri e i papaveri.

.

È questa la terra? Era pura sotto le stelle.

.

Marciranno i ricordi, si farà ruggine la neve, ci sono animali  [molto piccoli nelle mie vene.

.

Per questo e per quel che riguarda la numerazione della tisi,[i tumori industriali e la mitraglia nel ventre dei bambini  [asiatici,

è necessario fare qualcosa.

.

Bruciare, per esempio, i trapani e le finanze finanziarie,  [per quanto già detto e poi

.

affinché la merda non penetri nelle vene delle nostre madri  [e affinché possano sorridere ancora un po’

.

prima di morire.

 

HIERVE el rocío bajo los árboles torturados y la lluvia es  [negra sobre los muros y las amapolas.

.

¿Es ésta la tierra? Estaba limpia bajo las estrellas.

.

Van a pudrirse los recuerdos, va a oxidarse la nieve, hay   [animales muy pequeños en mis venas.

.

Por esto y por lo que concierne a la numeración de la tisis,[a los tumores industriales y a la metralla en el vientre de  [lo niños asiáticos,

hay que hacer algo.

.

Quemar, por ejemplo, los trépanos y las finanzas financieras,  [a causa de lo dicho y también

.

para que la mierda no entre en las venas de nuestras madres  [y para que aún puedan sonreír un poco

.

antes de morir.

 

DA tempo ormai,

sono solito riposare nella tenebra. Per essere più precisi,  [nelle tenebre: due.

        La tenebra sinistra ha origine negli occhi di mia madre.

        Comparve

nei trenta secondi necessari a iniettare nelle vene amate  [sedici millimetri di pantopon, la rosa liquida.

La tenebra destra

si deduce dalla somiglianza tra essere e non essere.

.

Due tenebre, due.

     Certi martedì

mi offrono il loro tremito; altri giorni si presentano

televisivamente abbellite

con fiori e coltelli.

     Il sabato, infine,

ardono nella diciassettesima pagina di un grande quotidiano  [trafitto

da aghi liberali.

    In tal modo

adatto il giorno alla passione dell’inutilità e trascuro

la filantropia e il suicidio.

.

       Al contempo,

penso a mia madre e a convulsive cifre

  [finanziarie.

Al contempo,

considero il mio errore e si produce in me

una chimica nera.

     Sono io

materia vertebrata e

materia pensosa?

     Non

so.

Da tempo ormai,

riposo nella tenebra duplice e,

ogni tanto, dico

due parole, due, due soltanto

con certezza:

  non so.

 

DESDE hace tiempo,

acostumbro a descansar en la tiniebla. Más propiamente,  [en las tinieblas: dos.

          La tiniebla izquierdaprocede de los ojos de mi madre.

            Fue

durante los treinta segundos necesarios para inyectar en las[venas amadas dieciséis milímetros de pantopón, la rosalíquida.

La tiniebla derecha

se deduce de la semejanza entre ser y no ser.

.

Dos tinieblas, dos.

          Ciertos martes

me ofrecen su temblor; otros días se dan

televisivamente ornamentadas

con flores y cuchillos.

    Finalmente, el sábado

arden en la decimoséptima página de un gran periódico  [atravesado

.

por agujas liberales.

            Así

acomodo el día a la pasión de la inutilidad y descuido

la filantropía y el suicidio.

.

Simultáneamente,

pienso en mi madre y en convulsivas cifras

   [financieras.

      Simultáneamente,

considero mi error y se da en mí

una química negra.

           ¿Soy yo

materia vertebrada y

materia pensativa?

     No

sé.

       Desde hace tiempo,

descanso en la tiniebla dúplice y,

de vez en cuando, digo

dos palabras, dos, sólo dos

con certidumbre:

    no sé.

.

.

Traduzione di Roberta Buffi

.

.

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