Dall’archivio del vecchio sito di Imperfetta Ellisse, un post su Bartolo Cattafi del 2012:
Torno volentieri su Bartolo Cattafi, già pubblicato QUI, un post che ha riscosso parecchi consensi tra gli amici che seguono il blog. Immagino che la ragione risieda nel fatto che Cattafi e la sua poesia assomigliano molto a uno di quei bisogni che sentiamo di avere senza averne ben chiaro l’oggetto, qualcosa che amiamo e ignoriamo allo stesso tempo. E non è strano, da un certo punto di vista, che luci e ombre (e qualche dimenticanza) accompagnino la sua fortuna critica. Eppure ogni volta ci affascinano i suoi versi limpidi, il suo essere cittadino libero ovunque e insieme la sua forte “sicilianità”, la sua padronanza del linguaggio (spesso Cattafi scriveva di getto ed era il modo che preferiva) accompagnata alla consapevolezza della sua crisi e del continuo combattimento con la parola che il poeta, ogni poeta, sente inevitabile e infinito.
I testi poetici qui riprodotti appartengono alla raccolta L’osso, l’anima, mentre la dichiarazione di poetica, forse l’unica mai espressa da Cattafi, costituì una sorta di prefazione ai brani che Giacinto Spagnoletti ospitò nella sua antologia Poesia italiana contemporanea, edita da Guanda nel 1959. (continua a leggere qui)
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