Una piccola ma preziosa antologia bilingue, quella edita da Gradiva Publications di Luigi Fontanella, che collaziona testi editi di Luigi Cannillo, la parte più cospicua dei quali proviene da Galleria del vento, che ho recensito alla sua uscita e a cui rimando (v. QUI), e inediti provenienti da una raccolta in attesa di uscita dal titolo Dal Lazzaretto. Con una prefazione di Luca Ariano e traduzione di Paolo Belluso, entrambe in inglese, il libro è una agevole guida per ripercorrere, seppur brevemente, la carriera poetica di Luigi, attraverso testi a cui, per chi sia in grado di apprezzarla, la traduzione sembra aggiungere una ulteriore brillantezza e sonorità. L’antologia presenta, a volte anche in un solo esemplare per ogni opera di riferimento, testi che vanno da Transistor del 1985 alla già citata Galleria del vento del 2014, e pur nella sua sintesi è in grado di dare una chiara indicazione del percorso poetico di Cannillo. Il quale è marcato nelle sue linee più caratteristiche da una costante fedeltà ad un realismo lirico nutrito certo dal vissuto, compresa la sua esperienza di insegnante, dagli affetti, dalle assenze e dalle perdite (come in Galleria la perdita della madre), ma senza essere né retorico né sentimentale, come già avevano notato critici come appunto Ariano e Sebastiano Aglieco, e nemmeno senza dimenticare una tradizione eminentemente lombarda che incarna con ogni evidenza la poesia di Cannillo quanto il paesaggio e la natura di quelle terre (e viene a volte da pensare a certe immagini del “Viaggio in Italia” di Luigi Ghirri), e che mantiene i suoi versi, per così dire, con i piedi per terra, sorretti da uno stile che definirei classico e orgogliosamente senza tempo. Paesaggio, natura, arte (in Sesto senso, 1999) e l’uomo al centro, con sentimenti, afflizioni ma anche pulsioni, una riflessione costante, negli anni, su di sé, come uomo sferzato dalle sollecitazioni di una metaforica galleria del vento, e sul mondo: sono questi i punti di orientamento della costellazione che occupa il suo cielo privato, come titola uno dei suoi libri più importanti, del 2005. Un titolo, come notò a suo tempo Gabriela Fantato, felicemente ossimorico, che sta a significare il destino comune, l’esperienza esistenziale, le eterne domande che riempiono il cielo e che, dice il poeta, sono miei e, per la poesia, sono di tutti. (g.c.)
da Volo simulato / Simulated flight (1993)
Viste dall’alto
sono le città cieli stellati
vie lattee
che il distacco rende innocue
di quei punti
eguale quale uno tu e c’è vita
Forma interpreta
di quelle lampade un alieno
un reticolo
di somiglianze nel sentimento
Si potessero
gli aliti almeno incontrare
dai due palmi
lo stiamo ancora calcolando
Per altra ipotesi sarebbero
in un punto due
spicchi di universo attaccati
si potrebbe
percorrendoli interi trovarsi
O che infine
riflettano i mondi l’un l’altro
al centro una lente complessiva
Seen from above
cities are starry skies
milky ways
made harmless by the distance
of those points
any of them is you and there is life
It shapes interprets
among those lamps
somebody alien
a grid of similarities
when we feel
If we could at least meet
our breath
from two palms
we are still appraising that
In another assumption two slices
of the universe would join
at one point
one could cross them to the end
and meet again
Or at last
worlds would reflect each other
a global lens at the center
da Cielo privato / Private sky (2005)
Anni di presunta gloria
lanciati in alto
come berretti in giubilo
quando le cene d’estate spalancavano
le porte generose al vicinato
e poi precipitarsi lustri al varietà
Spinti senza passato
a proseguire il secolo
tempo a cambiali per gli adulti
firmato testa bassa a cancellare
lividi di fatica e frenesie notturne
A noi risparmiavano il racconto
delle adunate le corse nei rifugi
perché le ferite e il cambio di uniformi
la storia accantonata per i grandi
Per me ai confini del silenzio
le gare il teatro in solitaria
eroi di carta e gli ostacoli davanti
Nessuno adesso si permetta
il lusso della nostalgia
bruciano i documenti fra le mani
senza mai consumarsi
Resta la storia il tempo che strattona
e i suoi schiaffi, la pelle
che ne brucia ancora
Questa la nostra corona
il campo di battaglia senza tregua
Years of alleged glory
tossed up in the air
as caps in jubilation
when the summer dinners opened wide
the generous doors to the neighborhood
and then rush well groomed to the variety show
Pushed without a past
to proceed in the century
time in promissory notes for the adults
signed head down to erase
bruises of labor and of night frenzy
They spared us the history
of the gatherings the rush to the shelters
why the wounds and the change of uniforms
history put aside for the grown-ups
For me at the borders of silence
competitions solo theater
paper heroes and the obstacles ahead
Nobody now dares indulge
in the luxury of nostalgia
the documents burn in our hands
without being consumed
History remains, the time that yanks
and its slaps, the skin
still burning from them
This is our crown
the unrelenting battlefield
da Dal Lazzaretto / from Lazaretto (inediti / unpublished)
Sta entrando ancora dalle tende
il profumo dei tigli in cortile
Negli ultimi giorni di lezione
il ruggito nel sangue, l’attesa,
battono la fine, ci separiamo
mentre la luce ci libera altrove
Adesso chiudi il libro con un colpo
il cancello si aprirà definitivo
vedrai il meridiano del sole
spingere un’estate infinita
nel quartiere disabitato senz’ombra
Come se ci perdessimo per sempre
Sarà il tiglio a soffiare sulle palpebre
le prime notti che morde il desiderio
e il sogno si dilata oltre l’atlante
Conserva i fiori per l’inverno
quando i muri delle aule
tengono strette le persone e i sogni,
consolano per le separazioni
Come se già sapessimo il ritorno
The lindens’ perfume from the courtyard
wafts through the curtains once more
On the last schooldays
the roar in our blood, the wait
beat the end, we part
while light frees us for elsewhere
Now close your book with a thump
the gate will open for good
you’ll see the sun’s meridian
push forward an unending summer
in the deserted shadeless district
As if losing each other forever
It will be the linden that blows on the eyelids
on the first nights when desire bites
and dream expands beyond the atlas
Save its flowers for winter
when the classrooms walls
hold people and dreams tight together
solace for the separations
As if we knew of the return
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