Nanni Balestrini – La poesia fa malissimo

Tra qualche giorno saranno cinque anni dalla morte di Nanni Balestrini (19 maggio 2019). Mi anticipo un po’, non che ami particolarmente gli anniversari, solo perché riordinando mi è capitato tra le mani uno dei volumi delle Poesie complete pubblicate da Derive Approdi nel 2018 (precisamente il volume terzo / 1990-2017), Caosmogonia e altro, introduzione di Andrea Cortellessa più vari interventi critici in allegato. Inutile ricordare qui la persona di Balestrini e che cosa abbia rappresentato nel panorama letterario e culturale del nostro Paese, a partire dalla sua presenza fondante nella Neoavanguardia e come cofondatore e ideatore di storiche riviste letterarie come “Quindici” e “alfabeta”, ci sono centinaia di post, articoli, saggi utili allo scopo a cui rivolgersi.

Mi limito a riproporre un testo tratto dal libro citato, testo che unisce secondo lo stile del nostro ironia e pensiero, metodo critico e sberleffo, immediatezza e profondità, suono e significato, nonché vari livelli di linguaggio e, che non guasta, un po’ di sana ferocia. Si tratta di “La poesia fa malissimo”, una composizione inedita fino alla pubblicazione in questo volume, una sorta di invettiva che vuole ricordarci che la poesia è o dovrebbe essere “un affronto all’esistente per mezzo della parola”, una “interminabile apocalisse”. E quindi, perchè no, uno strumento politico.

Fa da contraltare all’ironica “La poesia fa benissimo”, del 2010, che lo segue nella sezione Intermezzo. La poesia fa male dello stesso volume (di cui forse parleremo un’altra volta) e nella quale molti poeti, lettori e frequentatori di reading certo si ritroveranno. Anche questa appartiene a un discreto gruppo di testi sparsi nei quali Balestrini si occupa tematicamente della poesia, della parola, del linguaggio, ci ricorda Cortellessa, come “movimento” da contrapporre alla sua stessa “inerzia”, come oggetto di scandalo (inteso nel suo etimo più radicale), come “opposizione” (“Linguaggio e opposizione” è il titolo di un suo noto intervento programmatico (v. QUI). Ricordando che Nanni Balestrini, più che un eversore della poesia e della lingua italiana “è in realtà un costruttore, un ingegnere o se si preferisce un architetto della poesia” (Fausto Curi). Buona lettura. (g.c.)

.

.

La poesia fa malissimo

.

generazioni di ipocriti di insegnanti di

imbecilli di baciapile di pedagoghi di

pedofili di perecottari di animebelle

puzzolenti

.

hanno continuamente cercato di in

cularci con una visione edificante

patetica piagnucolosa buonista

di quella cosa

.

che per sua natura è

un affronto all’esistente

per mezzo della parola

.

micidiale e inesorabile indecorosa e

sfrontata impudica e

corrosiva la poesia è

l’apocalisse del linguaggio

.

è un urlo selvaggio che strappa brandelli

di cervello ammuffito fa sanguinare i

corpi anestitizzati dal denaro trafigge i

cuori impotenti cancerizzati

.

la poesia è un’

interminabile

apocalisse

.

o non è

.

la poesia è continua esplosione è

continua rivoluzione è continuo

rifiuto è continua distruzione

della merda accumulata dal

.

perbenismo criminale dell’homo

economicus globalizzato

.

la poesia è sputare parole

infuocate avvelenate nei

suoi occhietti melensi

.

la poesia è la pioggia di sangue di fuoco di

piscio che sommergerà l’infame razza

bastarda del maschio bianco occidentale

con le sue bombe le sue banche i suoi culi griffati

.

la poesia è anche farla finita con tutti i miserabili

sciacalli che sulle sofferenze che hanno dato una mano

a infliggere intonano inni pietosi agli squartati e ai

fuggiaschi mentre li derubano anche dei pacchi dono

.

la poesia è una roba che non

ve l’immaginate nemmeno

.

la poesia è il giubileo delle

energie vitali che dilagano

sul pianeta avvelenato

.

la poesia

.

fa

.

malissimo

.

cagatevi sotto

.

la bestia dell’apocalisse è arrivata

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2 Commenti

  1. Come non identificarsi in questo testo? Un grimaldello scardinante i luoghi comuni e le melense elegie dei “poeti laureati”. Le ataviche certezze dei sacerdoti: custodi del rigore della metrica e delle figure retoriche.

    1. Caro Piero, siamo d’accordo, spero anche sul fatto che tutti i poeti, noi compresi, dovrebbero fare un po’ di autocritica in merito. Un saluto

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