Cinque poesie di Sylvia Plath nella traduzione di Giona Tuccini, tratte da “Soglie”, anno XVII n.3, che ringrazio.
“Le poesie qui presentate toccano problematiche costanti nella produzione di Sylvia: la tentazione del suicidio, il rapporto morte-resurrezione, l’amore intenso e contrastato, il nesso realtà-trascendenza, la distruttiva contrapposizione al padre. Stilisticamente i testi tradotti da Giona Tuccini, studioso dell’Università di Cape Town, testimoniano la fuoriuscita dalla prima fase creativa della poetessa (1956-1959), che abbandona una scrittura fortemente visiva, sorvegliata, talvolta raziocinante entro strutture rimatiche chiuse e bene ordinate, per articolare più espressivamente il magma informe del mondo e il caos dell’esperienza. Un evento che alcuni critici hanno sintetizzato come la transizione da una poesia essenzialmente per l’occhio (eye) ad una più libera e appassionata lirica dell’io (I)” (Fausto Ciompi, Università di Pisa). Altre cose di S.Plath QUI.
Canto del fuoco
Nascemmo verdi
a questo giardino in difetto,
ma nella spessura macchiettata, grinzosa come un rospo,
il nostro guardiano si è imboscato malevolo
e tende il laccio
che abbatte cervo, gallo, trota, finché ogni cosa più bella
arranca intrappolata nel sangue sparso.
Nostro incarico è ora di strappare
una forma di angelo con cui ripararsi
da questo mucchio di letame dove tutto è intricato tanto
che nessuna indagine precisa
potrebbe sbloccare
la presa furba che frena ogni nostro gesto fulgente,
riportandolo alla fanga primordiale sotto un cielo guasto.
Dolci sali hanno attorcigliato i gambi
delle malerbe in cui ci dimeniamo instradati verso fine ammorbante;
bruciati da un sole rosso
leviamo destri la selce appallottolata, tenuti nei lacci spinati delle vene;
amore ardito, sogno nullo
il metter freno a tanta superba fiamma: vieni,
unisciti alla mia ferita e brucia, brucia.
(1956)
FIRESONG
Born green we were / To this flawed garden, / But in speckled thickets, waited as a toad, / Spitefully skulks our warden, / Fixing his snare / Which hauls down buck, cock, trout, till all most fair / Is tricked to falter in spilt blood. /-/ Now our whole task’s to hack / Some angel-shape worth wearing / From his crabbed midden where all’s wrought so awry / That no straight inquiring / Could unlock / Shrewd catch silting our each bright act back / To unmade mud cloaked by sour sky. /-/ Sweet salts warped stem / Of weeds we tackle towards way’s rank ending: / Scorched by red sun / We heft gloded flint, racked in veins’ barbed bindings; / Brave love, dream / Not of staunching such strict flame, but come, / Lean to my wound; burn on, burn on. Continua a leggere