In un periodo in cui, per diversi motivi, leggo parecchia poesia di donne, attuali, recenti e meno recenti, scopro Anna Malfaiera (Fabriano, 1926-1997). La trovo, trovo la sua poesia di “identità femminile”, per usare le sue parole, nella antologia di Biancamaria Frabotta Donne in poesia (Savelli, 1976), che ha ancora un notevole valore storico e documentale. E’ per questo che traggo proprio da lì questi testi della Malfaiera, che certamente saranno compresi anche in altre pubblicazioni, temo però introvabili tranne forse l’antologia postuma E intanto dire, Edimond 1999 (in effetti si può parlare anche per Malfaiera di poeta obliato, e già Giulia Niccolai la considerava “uno di quegli straordinariamente riusciti esempi di un fenomeno unico e isolato”). Poesie di cui mi colpisce la forza di rappresentazione, la carica comunicativa, il volume della voce, per la quale è necessario “prendere fiato”, come si legge in un verso. Tutte qualità che oggi potremmo definire performative, aggiungendo però che qui c’è uno spessore testuale, un “contenuto” di vita, una “domanda” anche politica che non sempre si incontra ai giorni nostri. Forse perché una “domanda” aspetta di essere di nuovo riformulata con forza.
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