IL SURREALISMO DEL SILENZIO: LA POESIA DI PAUL NOUGÉ
“Il silenzio non si assomiglia mai”[1] annotava Paul Nougé in uno dei suoi quadernetti della sua dimora di Bruxelles, come le parole, e questo biochimico belga affascinato dal Surrealismo di Breton ed Eluard, intimo e ispiratore di Magritte si manterrà fedele a questa massima fino alla fine. Infatti, pur rimanendo un punto di riferimento nella discussione artistica belga, non pubblicherà nessun testo in vita, ad esclusione di prefazioni per le mostre di amici, qualche nota artistica, poche poesie. Nessuna opera, nessuna raccolta, nessun romanzo: silenzio. Ma quali ragioni può avere questo atteggiamento tacitamente stravagante?
Se si vuole allora timidamente indagare la sua arte, bisogna affidarsi alle pubblicazioni postume dei suoi appunti, in cui alcuni elementi sono senz’altro peculiari, anche all’interno di una corrente tanto ricca quanto il Surrealismo. Un esempio è l’assenza della tematica erotica che lascia spazio a un’introspezione sincera come solo la sofferenza può essere:
era una notte
come le altre[2]
*
IL PAPPAGALLO DEL MIO VICINO[3]
il pappagallo del mio vicino
mangia un rametto di prezzemolo
e il telefono del mio vicino
ha appena schiacciato la coda del cane;
la sventura piove sulla nostra città.
*
POCO PRIMA DELL’ALBA[4]
non ti conosco
non ti ho mai vista
ma ti guardo con tenerezza
perché ti ama
e il tuo nome mi sarà ignoto per sempre
La scrittura automatica, concepita e strutturata dalla corrente parigina, dà così vita a una frammentarietà adatta a descrivere lo stato infranto dell’animo umano e non a una visione sistematica del tutto. “Nel palazzo delle immagini gli spettri sono re”[5] racconta un suo verso.