
uomo un po’ animale un po’ fiore un po’ metallo un po’ uomo
Tristan Tzara, l’Uomo approssimativo
c’è sulle nostre teste un’ombra verticale che vibra
un’ombra che sbatte sulle nostre teste
un fischio clandestino
nella piana arida sulle nostre teste
ingombre
e mentre che soffia che niente prevede che soffi
che i nostri crani ronzano
è un tetto di catrame che accoglie i nostri umori
i nostri fianchi temerari sulla piattaforma di fortuna
la costellazione alla deriva
nella nebbia dei sensi
tu non hai abbandonato il relitto polveroso
ombre verticali corrono al margine delle dune
i tuoi occhi fasciati dietro il vetro concavo
protezione anti UV non garantita
dei tasti neri al margine delle dune
un solfeggio senza rumore
tu non hai abbandonato il relitto polveroso
un’ombra verticale infissa nella piana arida
che tu irrighi di promesse
l’organo metallico che vibra al margine del polmone
sulla piattaforma di catrame
dove le musiche si scontrano
protezione non garantita
per un totem di fortuna.