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LUDOVICA CARBOTTA “ Very well on my own” AL MAMBO DI BOLOGNA

«One Thing After Another #1 (Paphos)» (2022)

LUDOVICA CARBOTTA “Very well on my own” AL MAMBO DI BOLOGNA

“Very well on my own” titola la mostra ontologica della giovane artista torinese Ludovica Carbotta attualmente in corso al Mambo di Bologna fino al 5 maggio nell’ambito di Art City, traducibile con l’espressione: “molto bene per conto mio”. Filo conduttore della selezione d’ opere, infatti, come allude il titolo, è l’individualità, la sfera privata di ciascuno di noi in quanto spazio intimo e personale insieme da preservare e mettere in relazione con l’esterno_ la città, le istituzioni ma anche i social media nel rapporto complesso che oggi intratteniamo con i medesimi. Contro la ricerca ad ogni costo di visibilità per il singolo _ la nostra costante sovraesposizione sul web e i social _ si erge l’affermazione di una qualche forma di privacy come difesa contro l’ingerenza del mondo esterno che nel suo punto più estremo può coincidere con la scelta all’auto-isolamento . Da tale dicotomia trae origine il lavoro dell’artista torinese nella sua prima mostra ontologica che ripercorre i lavori degli ultimi quindici anni spaziando liberamente tra scultura, performance, installazione in sito e video.

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Yvonne Rainer: words, dances, films – nota di E. Castagnoli

Yvonne Rainer, Film About a Woman Who…, 1974Yvonne Rainer: words, dances, films (al Mambo di Bologna)


Parole, immagini e danza, tale il connubio tra la produzione coreografica, quella filmica e di scrittura teorica presentato per la prima volta in Italia al Mambo di Bologna dedicata alla coreografa e registra Yvonne Rainer da cui emerge una figura sfaccettata, complessa e poliedrica per la danzatrice della post-modern dance americana. Uno spazio particolare occupa nella mostra la sperimentazione filmica della Rainer che si staglia dai video sperimentali degli anni settanta, spesso oggetti di scena nelle performance, ai lungometraggi diretti dal 1974 al 1996 che come narrazioni autobiografiche intrecciano la storia personale al tema sociale e politico dando voce per la prima volta a una soggettività femminile; infine compare il video singolare Lives of Performers, serie di quadri viventi che precorrono in qualche modo un’idea di danza-teatro sullo sfondo di un triangolo amoroso soggiacente.
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JAGO, BANKSY E TVBOY, STORIE CONTROCORRENTE – nota di Elisa Castagnoli

JAGO, BANKSY E TVBoy, STORIE CONTROCORRENTE (a Palazzo Albergati a bologna)

Una serie di storie controcorrente che in aperta rottura con il sistema esclusivo dell’arte si vogliono risolutamente provocatorie, anticonformiste e in presa diretta sul nostro tempo, ciò accomuna i tre artisti esposti in triplice monografia nella mostra bolognese di Palazzo Albergati visitabile fino a maggio 2023: il celeberrimo e misterioso Banksy e due degli esponenti più influenti della nuova generazione italiana, Jago e TVBoy. Circa sessanta opere suddivise in quattro sezioni_ le tre monografie e una quarta con tele di giovani emergenti ispirati ai medesimi _ dialogano tra loro attraverso una concomitanza di stili diversi che scorrono fluidamente dalle icone classiche a quelle pop contemporanee per TVBoy , alla sperimentazione scultorea per Jago, alla pittura a spray e graffiti per Banksy. Primaria necessità per tale generazione di street artists resta il raccontare storie e farsi interpreti della realtà contemporanea uscendo dai canali elitari dell’arte per farsi portavoce di scottanti tematiche sociali o emergenze attuali quali il terrorismo, la crisi economica, l’ambiente, la violenza, il razzismo, la discriminazione. E’ ancora dare corpo e spazio a un’altra versione della realtà oltre quella politicamente corretta e ufficiale,oltre alla voce dei poteri forti o dei media dominanti, raccontando l’alterità, la marginalità, l’urgenza di un luogo e di un momento sui muri o gli edifici di una città. Continua a leggere

De Chirico e l’oltre, una mostra a Bologna – nota di Elisa Castagnoli

G. De Chirico, Autoritratto, 1935 (part.)DE CHIRICO E L’OLTRE: dalla stagione barocca alla neo-metafisica, (mostra a Palazzo Pallavicini, Bologna)

E’ un De Chirico inusuale, certamente meno noto e acclamato ma altrettanto ricco di suggestioni e rimandi in controluce alla prima pittura metafisica quello che appare nella mostra di Palazzo Pallavicini, “De Chirico e l’oltre” visitabile fino al 12 marzo a Bologna. La prima parte delle opere esposte infatti appartiene al periodo della cosi detta produzione “barocca” ove l’artista lasciata Parigi per ristabilirsi definitivamente in Italia, (da Milano a Firenze approdando infine a Roma) trae ispirazione dai grandi maestri del passato quali Rubens, Tintoretto, Delacroix o Renoir. Opere barocche che superando l’apparente naturalismo nella citazione quasi “post-moderna” dei grandi maestri della tradizione pittorica occidentale si pongono definitivamente in un ottica dell’oltre, vale a dire ancora una volta nel superamento della natura verso la creazione di una visione onirica e irreale: “una finzione più vera del vero”. Nella seconda parte del percorso espositivo ricompaiono opere della stagione neo-metafisica appartenenti all’ultima parte della produzione artistica dechirichiana ( 1968-78) tra cui le suggestive ambientazioni delle Piazze d’Italia, le enigmatiche composizioni di oggetti e gli emblematici manichini rivisitati però con ironia, qui in forme più serene e giocose. Il percorso espositivo ci immerge in questa esplorazione di opere meno usuali e poco conosciute del grande maestro della metafisica che tuttavia riconducono in qualche misura, seppur in maniera differente dal periodo dell’avanguardia, a un superamento della realtà oggettiva, certamente dello sguardo naturalista per esplorare attraverso la finzione l’enigma annidato dentro le cose, una loro paradossale verità in quel presunto gioco di non-vero. Continua a leggere

Maurizio Donzelli – “In nuce”, mostra a Bologna, nota di Elisa Castagnoli

Maurizio Donzelli - In nuce, Bologna“In Nuce” di Maurizio Donzelli (ori e mirrors al museo Medievale di Bologna )

 

“In Nuce” come titola l’installazione contemporanea al museo medievale di Bologna significa ciò che è nell’atto di venire alla luce, l’embrione di qualcosa che ancora non è, qui le geografie immaginarie create da Maurizio Donzelli entrando in uno spazio-tempo sospeso fuori dall’ordinario.

I disegni lievi ed eterei dell’artista bresciano entrano in dialogo silenzioso con gli ambienti del museo bolognese dove stratificano armi, arazzi, stele sepolcrali, sculture sacre e bronzi che datano dal XIV secolo. I suoi ricami aerei insieme agli effetti a specchio delle installazioni si intrecciano con l’impronta medievale del museo e della città. Bologna ne è pervasa In ogni angolo o lembo del centro storico, dalle cortine rosse abbassate sulle finestre dei palazzi comunali, agli emblemi dei casati incisi sulle mura rossicce, ai porticati dove ci si ripara nei roventi pomeriggi d’agosto. Allo stesso modo, le piazze ampie e soleggiate si alternano alle stradicciole strette e tortuose del centro antico mentre una costellazione di torri e resti di mura medievali circuiscono le porte cittadine. Da una parte la storia è stratificazione di tracce e lasciti del passato, nell’arte sacra e profana da un’epoca all’altra in forme e stili differenti. D’altro lato, l’arte di oggi entra in un dialogo sottile, ironico con il passato al limite cercando ciò che è latente piuttosto che manifesto in esso: il suo doppio nascosto o invisibile, quello che le opere suggeriscono tra le righe a noi con la sensibilità del presente come risonanza spesso asincronica tra due epoche. Qui, nello specifico, i monocromi d’ oro e i “mirrors” di Donzelli restano sospesi come filigrane lievi di colore e di luce in un tempo altro che non è né il passato delle collezioni, né il presente della sua arte. Un intreccio invisibile tra i due suggerisce possibili connessioni attraverso il tempo e lo spazio secondo le libere reminiscenze o sensazioni degli spettatori. Continua a leggere