“Uno, nessuno e centomila volti”, Dante Plus 700 a Ravenna
Ritratto, autoritratto, cento cinquanta volti per rispecchiare il mondo, per vederlo e vedersi in una infinità di versioni differenti partendo dal ritratto del grande poeta Dante, l’eredità fondante della nostra tradizione letteraria; tale lo spirito che anima gli artisti contemporanei esposti a Ravenna nel chiostro della biblioteca Oriani per la mostra “Dante Plus 700” in occasione del settimo centenario della sua scomparsa. L’originalità delle innumerevoli varianti sul ritratto originale del 1300 pone da subito la questione del come leggere il passato alla luce del contemporaneo, di ciò che siamo noi oggi con le nostre modalità comunicative: una civiltà mediatica, globale, dominata dalla tecnologia e convertita al digitale. Ne scaturiscono ritratti ispirati alla cultura pop, al fumetto o alla street art ma anche l’utilizzo della realtà aumentata per quadri che si animano con le nuove tecnologie della rilevazione in 3D. Nella molteplicità di versioni che si susseguono sui muri del chiostro o nel giardino esterno compare una galleria di volti che danno spazio alla fantasia e alla più grande versatilità degli artisti contemporanei.
Parole chiave restano l’appropriazione personale del ritratto, la rilettura o il ritorno differito del passato alla luce del post-moderno, infine la rappresentazione ironica del volto più iconico della nostra cultura nell’alterità culturale di oggi o dei suoi linguaggi.
Le suggestioni maggiori vengono dall’immagine d’animazione, dalla pubblicità o dai video-giochi come nell’eclettico esempio di “Super Dante World2” ideato da Oluk dove il ritratto si trasforma in un video-gioco con i personaggi della nota serie Super Mario Bros. Eppure, resta ancora da chiedersi come il ritratto, effige del passato può essere riportato al presente da questi artisti, riappropriato e infuso di nuova vita divenendo sempre più, in qualche misura, rispecchiamento del sé o parziale auto-ritratto. Se in alcuni casi esso appare contestare ironicamente l’autorevolezza della tradizione in altri è riconvertito dall’era digitale dove l’immagine diviene tridimensionale, soggetta alla visione di una realtà aumentata.
Nei giardini esterni al chiostro dell’Oriani quadri di grandi dimensioni posti tra le colonne del porticato prendono vita; in “Dante nella selva oscura” di Sandro Pautasso occhi allucinati si muovono verso di noi dando a un volto già espressivo un tratto ultraumano, carico di un virtuale potere di metamorfosi. Gli occhi si animano di luci elettroniche contro l’oscurità soggiacente del volto, della figura perduta nella buia notte infernale. “My Dante” di Emiliano Ponzi incarna il poeta della trasfigurazione mediatica mentre l’uomo austero e altero dell’iniziale ritratto si tinge di tonalità cupe, rosse infernali e l’immagine animandosi si avvicina a noi, ci sommuove, ci scuote dando corpo a demoni o angosce collettive celate nel nostro subconscio.
Dalla galleria dei volti all’interno …
Giuseppe Veneziano, dantealighieri@virgilio.it
Questo Dante contemporaneo ritorna nei tratti marcati del disegno d’animazione dal quale emergono il profilo imperscrutabile, il naso imponente e una corona di alloro sulla testa. Veste una tunica rossa accesa e una ghirlanda verde disegnata sul capo contro lo sfondo mosso del paesaggio ma, in questa versione pop, il poeta scrive con un I-Pad sulle ginocchia seduto su un masso appena abbozzato. Ancora in “Mi ritrovai in una selva oscura” di Kyon il volto è riprodotto in termini puntillisti come fossero i pixel di un’immagine elettronica emergendo dalla profonda oscurità di una selva sommersa.
“Star” (Barbara Baldi) Dante assume il volto di una donna, il suo viso cerchiato da una corona di spine più che di alloro appare in primo piano limpido, netto, epurato da ogni altro aspetto decorativo. Là, lo sguardo della giovane artista rivive attraverso il volto del poeta: l’autoritratto diviene appropriazione e messa a nudo del sé attraverso il riflesso distorto dell’illustre precedente dal passato.
Nella galleria, ancora, troviamo una versione cubista del volto dantesco scomposto per blocchi e forme geometriche nella figura sfaccettata di Oscar Diodoro. Segue un “Dante Alienato”, dove il volto oscurato, ricoperto da una patina di blu denso e estraniante si scontra con il rosso magenta della tunica saturando nel contrasto la tela. Altrove, nella visione di Blub il poeta porta grandi occhiali da sub ed è immerso nelle profondità marine mentre la tela è ricoperta da un acquorea e surreale tonalità oceanica.
“Vuoto assoluto” (Luca Barberini)– Di fronte a noi un profilo di volto svuotato, solo la linea in rilievo del contorno a delinearlo. Come riempire questo bianco assoluto, forse questa impossibilità di misurarsi con un autentico pilastro della nostra cultura letteraria, come fare fronte al vuoto se non riempiendolo di una miriade di oggetti trovati, ritagli di forme casuali in colori vivaci che si animano a collage dentro lo scheletro della forma. Simile a una miriade di idee e immagini, affiorano a poco a poco dal caos di una mente in subbuglio andando a ricostruire un mosaico possibile in luogo del ritratto scomparso.
Allo stesso modo troviamo altre versioni del volto di Dante in mosaico contemporaneo: Lady Be ricrea il profilo originale del viso in eco-mosaico riempiendolo di minuscoli oggetti colorati di recupero e resina in una vera e propria esplosione policroma. Per Tanino Liberatore il profilo di Dante in vernice spray nera ricopre un cartello di segnaletica stradale, “divieto di sosta”, simile a graffito o incisione su una parete d’acciaio. Altrove il volto è appropriato utilizzando icone del fumetto o del disegno animato con aggiunte giocose sulla figura come libri, piume, calamai, allori, alimenti o arbusti.
Unterwelt (Awer)- Il profilo di Dante diviene una foresta oscura, una selva incantata e divorante di linee che dentro le loro ondulazioni sismiche, al loro animarsi e prendere vita nell’immagine tridimensionale letteralmente rigurgitano le figure dei due visitatori nell’inferno dantesco.
“Supreme Poet” (No Curves)- Tra i verdi e rossi frammenti di adesivo su plexiglass trasparente, lo sguardo del poeta affiora qui in estemporanea come rivelazione tra le linee, come uno spiraglio di anima insieme ai pochi tratti salienti del volto. Intenso, ultra-presente e inequivocabile rivive di fronte a noi dal passato al presente nello svuotamento di tutto il resto. (Elisa Castagnoli)
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