Rinascere nell’umano: Ballate di Lagosta di Christian Sinicco, nota di Claudia Mirrione

Rinascere nell’umano: Recensione a Ballate di Lagosta di Christian Sinicco

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Lo scrittore con la sigaretta si è seduto

come te ne sei andata

-L’America non si sa mai da che molo partì,

i suoi immigrati e le sue carte sono in vendita sulle pietre:

compra le fotografie, comprale sbiadite,

compra i centrini, la rakija,

nei palazzi dell’imperatore o al porto

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con la bocca giri una sigaretta:

senza sapere se vincerai

illudi nuvole, calci nel rosa– nella Torcida

c’è ancora l’eco della partita dell’Hajduk,

sui palazzi bianchi e blu

le rarefazioni incistite dei Balcani

ripagano il cielo sempre più rosso;

e sulle bancarelle, tra le voci del mercato,

suona, risuona la scritta sulle magliette

Gorotovina heroj!

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In questo testo di Ballate di Lagosta (Donzelli Editore 2022)– si tratta della seconda sezione di Canzone di Spalato – si trovano già i due temi prettamente politici che attraversano l’intera opera: la dissoluzione della ex-Jugoslavia verificatasi alcuni anni dopo la caduta del muro di Berlino, e la questione delle migrazioni – nel testo menzionato si allude a quelle novecentesche, ma la silloge presenta rimandi espliciti anche alle recenti tragedie del Mediterraneo. Il Mediterraneo e i Balcani, infatti, sono i due fuochi attorno a cui si muove l’intera raccolta che, uscita nel 2022, ha riscosso il plauso della critica italiana, risultando finalista in diversi premi letterari italiani e, soprattutto, nella cinquina del Premio Strega Poesia, e aggiudicandosi recentemente il Premio Poesia Onesta 2023.

Certamente, non è un caso che l’autore faccia di Lagosta, l’isola nella Dalmazia meridionale, un luogo di poesia: Christian Sinicco è infatti poeta di Trieste (città che, come si sa, si colloca al crocevia tra cultura germanica, latina e slava) nonché appartenente a pieno diritto a quella che Elisa Donzelli ha definito la non-generazione dei poeti post ’68, i quali, se si sono trovati come sprovvisti di una propria historia poetica, sono invece stati i protagonisti di cambiamenti epocali del Novecento (di qui i riferimenti nella raccolta al mondo diviso in due blocchi, alle guerre di indipendenza nei Balcani, alla progressiva occidentalizzazione delle economie, cf. Le argomentazioni di Mojmir sulla costituzione della Repubblica). Lo scenario mediterraneo di Lagosta dà anche modo di connettere gli anni ’80 e ’90 ad uno dei temi centrali degli anni 2000: i flussi migratori provenienti dall’Africa (ma non solo) verso l’Europa e le conseguenti emergenze umanitarie di fronte a cui non ci sono tuttora che politiche incoerenti, quando non crudeli e disumane:se questa eco risuona in vari componimenti della raccolta, è nella sezione «Ma voi non fermate il loro canto» che questa voce si leva alta a rinsaldare l’impianto civile dell’intero libro.

Al contrario delle città che spesso frequentiamo o che abitiamo, Lagosta diventa, in questa raccolta, emblema di una comunità che non vede lo straniero come nemico, che non lo respinge, ma lo accoglie benevolmente e lo include in sé stessa. Sono molti i segnali di questo felice incontro tra straniero e comunità: i componimenti spesso scaturiscono da dialoghi con gli isolani e soprattutto dal contatto dell’ospite con le tante figure femminili che popolano il libro (Marija, Marijana sopra tutte, incarnazioni del femminino e della fertilità, spesso associate alla fioritura: «fiorì la madre tra il finocchio e i suoi angeli gialli / fioriscono in processione a due a due uomini e donne / è fiorita la valle prima di quel suono di campane / […] e di tanto in tanto il paese chiama Marija, / i pistilli ubriachi, le semenze di tomba / i campi di Lastovo il colibrì li ricorda […]»). La comunità accoglie lo straniero così come Nausicaa accoglie Odisseo (riferimenti espliciti si trovano nel componimento La nascita di Nausicaa e nell’esergo omerico che rimanda all’eroe e che è anteposto al componimento In viaggio). E così come Odisseo nell’isola dei Feaci partecipa ai giochi atletici e al banchetto in suo onore, a Lagosta lo straniero partecipa attivamente alla vita del paese e alle sue feste (matrimoni, nascite) e subisce tutto l’incanto dei rituali tradizionali (cf. La processione di Ferragosto) e di forme ancestrali di religiosità (su questo punto, rimando alle riflessioni di Giuseppe Nibali su Danica e la cavra, pur facendo risuonare dentro tutta la sua nostalgia per il ritorno, per un qualcosa che sempre manca (cf. ll sogno).

Non sono, inoltre, da sottovalutare gli eserghi («tutti fanno enormi calcoli concettuali, e degli assiomi semplici non sanno nulla» Adriano Pavlicevich, fotografo, e ancora «quando la soluzione è semplice, Dio sta rispondendo» Albert Einstein, fisico) che ci forniscono un’ulteriore chiave interpretativa, anche rispetto alla produzione letteraria precedente di Christian Sinicco.

In questa raccolta, infatti, Sinicco effettua una virata verso la semplicità delle forme(il Premio Poesia Onesta sembra testimoniarlo): rispetto ad Alter(Vydia 2019) non abbiamo più una sintassi franta e imprevedibile e un vocabolario a tratti futurista, ma un verso sintatticamente più controllato,«più esametrico che prosastico», dice giustamente Luca Mozzachiodi, un lessico più piano, insieme ad un uso di strategie fonico-ritmiche che esaltano tutta la musicalità del testo, sia ad un macro-livello sia ad un micro-livello.Se da un lato, infatti, queste “canzoni-a-ballo” contemporanee talvolta riprendono dalla ballata antica la ripresa o ritornello, vedi Canzone per Eva oppure addirittura la ballata rap di Canzoni di Martino per Catarina, ad un micro-livello, soprattutto, i componimenti sono rifiniti, quasi sartorialmente, da sottilissime e diffuse allitterazioni (cf. «i campi di Lastovo il colibrì li ricorda / come covo di pirati – pare che nulla cambi / così con la squilla ti batti il petto / e il mare è il suo sarcofago e il ritmo», in Ballata di Marija et al.). Ancheil messaggio generale che il libro ci riconsegna si nutre di questa semplicità.Quasi alla riscoperta di un contatto primigenio tra esseri umani, fatto di gesti semplici e naturali, l’universo postatomico di Alter cede il posto,in Ballate di Lagosta, a una Isola dei Feaci tutta contemporanea che,pur martoriata dalla Storia, ci mostra che è ancora possibile rinascere: rinascere nell’umano, a partire dalla semplicità della natura in rigoglio e a partire dai suoi isolani, dalle loro maniere, dalla loro comunicazione;in definitiva, a partire dall’ospitalità, che in questo libro viene di fatto rilanciata come valore cardine e fondativo di ciò che può dirsi civiltà. (claudia mirrione)

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