Aubade
Il passo sciancato del vento tra le foglie
è simile a quello del mio amore è simile
alla morta farandola che i gusci degli insetti
danzano con le immagini dei ragazzi col piercing e l’aritmia cardiaca
negli specchi dei bar che chiudono alle quattro del mattino
quando tramontano gli occhi imperturbati della notte
gelidi sfaccettati occhi di mosca.
È ottobre:
il vecchio dio cieco ci vede come ombre.
Qualcuno smonta il turno con le ambulanze e i camion
della nettezza urbana, e il grido
che annuncia l’alba pare di un uccello
invece è il tempo che piange ininterrotto
***
Non si ritorna mai, non si ritorna.
Ciò che è lasciato è lasciato, il libro aperto
a pagina cinquanta, i due duellanti,
le tazze vuote sul tavolo e lenzuola
disobbedienti e tristi.
Non si ritorna mai, percorri
i viali trasformati in illusori
gioielli d’ambra, oreficeria autunnale,
nel trench sgualcito da una notte ventosa
e mai pacificata,
apri la porta di casa e come sempre
non è già più quella la tua casa.
***
Ianuaria
Danza la polvere una disordinata sarabanda, e l’ombra
di una coppia cammina lungo il viale,
annusa i muri l’ombra di un cane, e ombre
di storni ruotano le ali sui tralicci
tracciando nel cielo oracoli illeggibili.
Ianus governa il varco bisbigliando, e ognuno
volando o strisciando raggiunge la sua meta
Docili insetti che formicolate
lungo la ferita
come l’etere il tempo passerà,
vi renderà immobili e perfetti
Ma ora che la sera
del tredici gennaio
siede sul davanzale mostrando le ginocchia aguzze
nelle foto iniziano a brillare le pupille, astri
di un emisfero perduto
e il gatto rosso, che avevo tanto amato, (come ha fatto a passare?)
attraversa (sembra una fiamma) la cucina.
***
Dapalis Macrurus (Calcaires de Vachères, Alpes de Haute-Provence)
Nuotare nel tempo, Dapalis Macrurus, mentre le terre emerse
vanno come ogni cosa alla deriva, nuotare penetrando
fra gli scisti rocciosi delle Alpi, Alta Provenza.
Oligocene. Ancora fra le borre dei millenni
mancano tarsi e rotule umane,
solo emergono impronte tridattile, gli ovali
dei pesci e delle foglie, e le spirali.
E ora nella tua mattonella calcarea
sopra un ripiano della libreria
ti mostri come lisca, e improvvisamente
del tempo riluce la vociferante obsolescente acqua.
***
Gotico bretone (Mont-Saint-Michel)
Nel rosso inchiostro della scrittura carolina scorrono le vite
martoriate dei santi, gli occhi strappati, le graticole, scorrono
le leggi, le erbe, i farmaci e gli astri, le poesie,
al monaco amanuense gelano le dita per la dura
Regola benedettina qui dove l’inverno severo a lungo siede
nella magra gotica luce, ma
dalle miniature esce il profumo del lentisco, i palmizi
e un cielo mai visto se non nei lapislazzuli
***
Monadi nell’autunno del 2020
Portando sul capo la corona, api ronzanti, firmamento
di spine, io spesso cerco
le otto stelle del mio amore, l’uomo
che scrive, quattro stelle la sedia quattro
la macchina da scrivere e lui fluttuante nebulosa
nel cosmo speculare a questo di monadi intoccabili.
Piove, novembre ha fretta di sparire, l’angelo
del gelo spoglia i platani con dita smaniose e nelle pozze
alla fermata del sedici due donne uscite dal discount
attraversano il viale frastagliate e capovolte
in un esistere altro, sosia o gemello,
di questo più labile forse, o viceversa.
***
Le piccole stazioni hanno due binari
arrivi o partenze chi può dirlo, il tempo,
il vecchio angelo seduto
su una pietra a Staglieno, il tempo
non sta su un piano cartesiano
Per questo ora mi dici, qui, nel tuo cappotto fuori taglia,
nella sala d’aspetto della stazione di Verbania, mentre
due ragazzi sonnecchiano, la testa sullo zaino,
Temevo il freddo ma fu il calore a togliermi la vita
qui me lo dici ma senza partire né arrivare, solo
scorrendo fuori dallo spazio, oltre quest’erba fra i binari
diafana, le nubi spinte dal lago verso
le cave di marmo palissandro, scorrendo
solo nel tempo come fa la musica
***
Prendiamo un caffè? sento la tua voce
arrivare rugginosa di salsedine
in un bar a Camogli, e sono
di nuovo nel gennaio del novantasei.
Un vento cattivo scalcia un mucchietto d’immondizia
nel vicolo del porto, mentre le triglie danzano
nel magazzino del pesce il loro spettrale minuetto
e si fa beffe di me il primo lampo,
quello che ammonisce.
Forza, coraggio, su, tutto finisce
pioverà presto, sui gatti e sulle apparizioni
e non sarà più possibile distinguere acqua da acqua.
Metterò in tasca una pietruzza
raccolta sulla spiaggia, e la porterò sulla tua lapide,
o immagine graffiata di raucedine.
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