Brevi di cronaca*: Iacopo Ninni e i suoi animali

Iacopo Ninni – Animalie (con illustrazioni di Marta Carraro) – Seri Editore 2023Iacopo Ninni - Animalie (con illustrazioni di Marta Carraro) - Seri Editore 2023

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Tra la metafora e il simbolo, tra il serio e il faceto, tra la realtà e il fantastico è questo libro di Iacopo Ninni in cui, come pure nelle belle illustrazioni che lo corredano, l’uomo e l’animale si confrontano e non poche volte si confondono, riconoscendosi una somiglianza, una comunanza, un destino spesso in mano all’arbitrio di altri. Tutto in questi versi è leggero, eppure non lo è, anche là dove l’ironia o il calembour sono ben presenti come cifra dominante, anche dove – certo – il gioco di parole sembra più scontato o addirittura superfluo. In fondo, come in certi epigrammi, c’è sempre una nota amara, sia essa per l’uomo o per l’animale, e se non proprio una morale almeno un pensiero, una piccola riflessione che sfugga per un momento al rumor bianco della contemporaneità.

Ninni in effetti sceglie un campo metaforico relativamente semplice e tuttavia antico quanto la letteratura, almeno dal tempo di Esopo, senza mai dimenticarsi, nel tono dominante, di divertirsi. Ne esce spesso un andamento favolistico, fragile come tutte le favole se dovessimo metterle alla prova del totalmente disilluso mondo attuale (ma qui basta, come ho detto prima, rallentare, prendersi il giusto tempo); altre volte l’attributo animale (come un ronzio) diventa immediatamente un connotato umano, se mai ci fosse bisogno di una riprova che in fondo di umani si parla, come una comunicazione traslata o traslitterata tra di loro, come ad es. qui sotto Effigie lupi, pardorum maculis (proprio perché metafore, qui gli animali non sono certo un tema di tipo ideologico, come per intenderci in Laura Liberale); altre volte ancora l’animale non viene nemmeno nominato, non è necessario, l’oggettività non serve quando il tono lirico-elegiaco parla sentimentalmente del destino di tutti, uomini e animali (v. sotto Lettera da Calidone). In breve, Ninni realizza qui un piccolo bestiario, con l’intento forse di farne un’operetta morale, scegliendo una efficace scrittura tersa e breve, che come già detto tende quasi sempre ad una soluzione finale, che coagula o conclude il significato complessivo, come una musichetta che si ricongiunga in chiusura con la sua tonica. (g. cerrai)

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…che l’erba cresce

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Se tra un trotto e un galoppo

dovessimo estinguerci prima

non scordatevi di ridare un nome

a quando vi prenderanno in spalla

con una febbre molto alta

a come con pudicizia terrete le gambe

davanti un dono non gradito,

quando inventerete uno stratagemma subdolo

proprio quando penserete di essere a buon punto

a metà tra le notti i giorni, gli anni

forse i secoli

e poi

se mai voleste ancora riproporre lo scambio

con un desiderio

ripensate ai giochi di cortile,

se mai lo avrete ancora

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Ma se dovessimo campare più di voi

non ci sarà rimpianto né memoria

solo tanti prati

su cui comunque correre

e mangiare ancora.

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Pregiudizio

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Dopo l’ultima curva della strada da Barbiana

c’era un recinto con delle bestie in un prato non curato.

Le mattine la bimba con la mano

salutava un maialino e un asinello

un giorno di novembre insospettita

chiese al padre dove fosse il maialino

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“Come te sarà andato già all’asilo

gli asinelli, lo sai preferiscono stare a casa”.

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On the roadz

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È un po’ che cerco un mezzo per affrontare con te

il discorso pur grezzo

sulle reciproche famiglie, le distanze

le possibili nostalgie che ammazzano

ma il tuo ronzio ostinato

lascia poche speranze al dialogo

lo avrei anche aperto con urgenza il finestrino

ho preferito comportarmi con coerenza

verso la certezza

di una pizza all’autogrill.

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Effigie lupi, pardorum maculis

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Io sono il vento

il lupo forse, il silenzio

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a volte il leopardo

sono denti, gli artigli

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sono la neve, una pietra

un gufo su un prato se vuoi

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io sono luce

orecchie, traccia

un ricordo che sfugge

una diceria.

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Sei tu il coyote

la nebbia, la paura

il malinteso.

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Lettera da Calidone

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Vorrei poterti dire che

Il primo colpo non fa quasi mai male

sorprende certo.

quando ne cogli il silenzio e

distingui la distanza degli occhi.

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E’ il secondo che ti fa chiedere

quanti cespugli sono ancora da superare.

e quanti ancora i corpi da mirare

per tentare di sfuggire al terzo

quello che ti farà cadere sulle ginocchia

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Ma anche Atalanta non si è più vista da queste parti

e nonostante i latrati dei cani

ho colto il rumore che ha disteso tua madre

Gli occhi no.

troppo freddi per districarsi dalle ombre del bosco.

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* brevi note su libri usciti di recente

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